L’odontoiatra forense Emilio Nuzzolese, tra cold case e diritti umani dei ‘corpi senza nome’

8,274 Visite totali, 3 visite odierne

Torino, 19 Gennaio 2019 | Dal 1993 sono oltre 34mila le persone straniere decedute in mare. Di questi poco più di 1000 sono stati identificati. Resti umani ritrovati nel Mediterraneo che attraverso indumenti e oggetti personali raccontano storie di dolore, sofferenza o tortura che terminano con la sepoltura di 'cadavere non identificato'. Nel 2016 anche l'università degli Studi di Torino, attraverso il professor Giancarlo Di Vella, ordinario di medicina legale, ha aderito al procotollo d'intesa siglato tra Ministero dell'Interno, Ministero dell'Istruzioni, Università e Ricerca e Ufficio del Commissario Straordinario per le persone scomparse, volto a promuovere e sviluppare azioni in materia di riconoscimento di corpi senza identità appartenenti a cittadini vittime del naufragio del 18 aprile 2015. Un protocollo che prevedeva anche l'esame odontologico e compilazione di scheda dentaria, calchi, se possibile Rx e prelievo, confermando la necesstià di un accertamento odontologico-forense quando l'autopsia ha anche fini identificativi . «L'odontologia forense può permette migliori pratiche nell'identificazione umana forense anche nel rispetto dei diritti umani, individuando il profilo biologico e ridando dignità ai corpi senza nome. Purtroppo l'autopsia orale completa di rilievi radiologici non viene ancora eseguita sistematicamente, tanto che dal 2009 promuovo interventi di odontologia forense umanitaria, cioè accertamenti pro bono su resti umani da identificare». Emilio Nuzzolese, 48 anni, medico odontoiatra esperto in odontologia forense e odontoiatria legale da quasi 20 anni, ricercatore presso la sezione di medicina legale dell'Università di Torino, ha costituito nel 2015 un gruppo internazionale - oggi un'associazione di oltre 110 membri di 47 diverse nazionalità - chiamata Forensic Odontology for Human Rights con il fine di promuovere l'odontologia forense in tutti i casi nei quali le evidenze dentali possono rappresentare una svolta nelle indagini criminali. Una delle tante sfide per lo “scienziato dei denti”, che ha lavorato su cold case come il Delitto di Via Poma, su numerosi ritrovamenti di resti umani scomparsi quale perito volontario dell'Associazione Penelope Italia, sui migranti deceduti in mare, come le 26 donne nigeriane morte trasportate a Salerno nel novembre 2017 e durante catastrofi naturali come lo Tsunami in Indonesia nel 2018.

Perché ha scelto di mettere a disposizione le sue competenze?
«L'odontologia forense è una branca della medicina legale che in Italia, come anche in altre parti del mondo, non ha ancora trovato la più giusta collocazione nel sistema giudiziario e nelle indagini scientifiche. Basti vedere il processo del Delitto di Via Poma, ma anche le consulenze tecniche d'ufficio nei casi di presunta malpratice, per dedurre l'evidente differenza tra odontoiatra clinico e odontoiatra forense. La mia passione per il Diritto e le Scienze Forensi unito al mio impegno nella promozione dei Diritti Umani, ha contribuito a proiettarmi verso la ricerca di soluzioni innovative ed efficaci che potessero rendere l'odontotologia forense un autentico strumento al servizio della Giustizia e una disciplina da integrare in modo non improvvisato negli accertamenti medico-legali. Non è pensabile che le lesioni da morso umano - riscontrabili in omicidi, violenza domestica, violenza sessuale, maltrattamento di minori - non siano adeguatamente rilevate e analizzate da noi esperti. Non è più tollerabile che l'identificazione di resti umani senza nome non si integri di una autopsia orale completa. Difficile poter ancora pensare di ignorare l'accertamento dell'età dei minori stranieri non accompagnati senza l'apporto dell'odontoiatra forense».

Perchè l'Odontologia Forense è così importante nella identificazione?
«Quando si verifica un disastro di massa, naturale oppure su base terroristica, le numerose vittime spesso non possono essere identificate attraverso il semplice riconoscimento visivo. Inoltre, è sempre più frequente il coinvolgimento di diverse nazionalità tra le vittime. Per questo motivo è necessario rispettare e applicare protocolli scientifici internazionali, adoperando anche la modulistica Interpol che consente la circolazione dei dati post mortem con i dati delle persone scomparse. Stando a questi parametri l'odontologia forense, insieme al DNA, dovrebbe essere applicata in tutte le autopsie finalizzare anche all'identificazione anche in virtù del potere identificativo in media del 70% dei casi. Eppure non sempre la nostra consulenza viene richiesta perché la nostra figura non trova il giusto riconoscimento istituzionale. Quale referente italiano della comunità scientifica internazionale di odontoiatri forensi non era più possibile tollerare l'assenza della nostra disciplina e solo per limiti amministrativi oppure carenza di fondi. Così, anche attraverso l'esperienza maturata nei numerosi casi che ho seguito quale perito di parte volontario per le famiglie dell'Associazione della persone scomparse Penelope Italia, ho deciso di promuovere la creazione di un gruppo sia nazionale che internazionale di esperti in odontologia forense che fossero disponibili a svolgere gratuitamente accertamenti tecnici. E' così che ho coniato la definizione di odontologia forense umanitaria».

Cosa intende per Odontologia Forense Umanitaria?
«l'odontologia forense umanitaria è l'applicazione pro bono e su base volontaria - da parte di periti odontoiatri - di accertamenti e consulenze odontologico-forensi in tutti quei casi dove pur essendo presente una o più evidenze di natura dentale oppure odontoiatrica, questo accertamento non è stato eseguito oppure richiesto, pur rappresentando una potenziale fonte di informazione tutt'altro che trascurabile nelle investigazioni scientifiche e nell'identificazione di resti umani.»

Che cosa consiglierebbe ad un odontoiatra che volesse avvicinarsi alla medicina legale?
«Consiglierei di acquisire innanzitutto un'adeguata esperienza nell'odontoiatria clinica e, solo successivamente, studiare la medicina legale e l'odontologia forense. Sono numerosi i percorsi formativi, come ad esempio il Master in Medicina Legale Odontostomatologica attivato proprio presso l'Università di Torino. Per la mia esperienza resta comunque imprescindibile la frequenza di corsi ed eventi internazionali, sia per il confronto con i colleghi di maggior spessore ed esperienza ma anche per acquisire conoscenze e competenze trasversali che permettono all'odontoiatra forense di essere un vera risorsa integrata nel team medico legale multisciplinare».

Intervista all'unico odontoiatra ricercatore universitario in medicina legale presso l'Università degli Studi di Torino
di Rosa Petraroli

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *